E’ abbastanza frequente leggere di stupri e violenze sulle donne fuori dal contesto familiare. Sappiamo invece che la maggior parte delle violenze maschili sulle donne vengono commesse in famiglia o comunque da uomini vicini alle vittime.
Sappiamo tutto dei processi di stupro, sappiamo come vengono trattate le vittime e come vengono difesi e spesso assolti gli stupratori.
Sappiamo poco di quello che avviene nelle aule dei tribunali quando si parla di violenza "domestica". Noi ci stiamo occupando anche di questo e più ce ne occupiamo più ci rendiamo conto di quanto le donne siano schiacciate da complicità e gravissime situazioni di omertà che le riducono esattamente allo stesso punto in cui erano nel secolo scorso.
Non siamo monotematiche. E’ una delle questioni di cui BISOGNA occuparsi. Parlare di tante donne morte ammazzate dai mariti senza entrare nel merito dei motivi che portano a questo e delle complicità esistenti che sono concausa di queste orribili conclusioni è come non parlarne affatto.
Una donna che denuncia un marito per violenza per prima cosa viene querelata per calunnia, poi viene denunciata perchè condizionerebbe il figlio a non relazionarsi con il padre, poi la insultano dicendole che è pazza e poi le tolgono il bambino. Questo accade negli ultimi anni nelle aule dei tribunali.
Quando parliamo della legge sull’affido condiviso [1] [2] [3] [4] stiamo parlando esattamente di questo.
Giusto ieri abbiamo letto dell’ennesimo caso di femminicidio. Un italiano, medico, ha tentato di uccidere sua moglie perchè non voleva separarsi. Non c’è riuscito ma ha fatto tutto questo davanti ai bambini. Secondo la legge sull’affido condiviso questo genere di questioni sarebbero classificate come "beghe coniugali" che non riguarderebbero il rapporto genitoriale. Se quei bambini che hanno assistito alla scena mostrano giustificabile orrore e ritrosia nell’avere un rapporto con il padre secondo la legge sull’affido condiviso potrebbero essere periziati e diagnosticati come affetti dalla [falsa] sindrome di alienazione genitoriale. Sarebbe dunque "legale" che l’uomo che ha tentato di uccidere la loro madre ottenga l’affido di quei bambini e ottenga anche di accedere agli ambienti, agli spazi, della moglie che ha tentato di uccidere.
Voi affidereste un bambino ad un uomo che ha picchiato o tentato di uccidere la loro madre?
La stessa cosa accade sui casi di pedofilia. I bambini che subiscono "violenza domestica" dai loro padri vengono insultati e tacciati come bugiardi. Si fa sottilmente, ambiguamente, dicendo che non è certo colpa loro ma sarebbe colpa della madre che li ha indotti a ritenere che quel padre è un uomo per loro pericoloso.
Voi affidereste un bambino ad un uomo che lo ha molestato?
Non sono domande difficili. Basta solo concentrarsi un attimo. Solo chi è in malafede può essere in disaccordo.
fonte: http://femminismo-a-sud.noblogs.org