E’ da tanto tempo che seguo la questione sulla PAS e sull’affido condiviso ed oggi sento il bisogno di ritornarci su, per chiarire delle cose che spero siano utili un po’ a tutt@. Premetto che io sono contro la PAS e contro questo ddl perché, così come è ideato, può esser usato come strumento per perpetrare quella che viene definita violenza per procura. La mia posizione nasce dall’idea che l’affido condiviso è un diritto, che la paternità è ugualmente necessaria come la maternità, che i/le bambin@ hanno il diritto di viversi entrambi i genitori ma che per ottenere tutto ciò non si può rischiare di mettere in pericolo delle vite. Sulla PAS ne abbiamo scritte di cose e ne abbiamo fatte di analisi, anche l’ONU dice che non può essere inclusa in nessuna legge giacché fonti internazionali ne dimostrano l’assoluta assenza di valore scientifico e il grande danno che ne deriva. Affermare però che la PAS non esiste come sindrome non vuol dire negare che possano esistere forme di alienazione dentro e fuori i nuclei familiari. Esistono e vanno analizzate e curate, ma mai usate come armi legali. Per quanto invece riguarda l’affido condiviso ci tengo a precisare che sono la prima a volerlo, a lavorare perché un giorno accada, anche domani, ma non così come questo governo ce lo propone. Questa legge ha degli elementi molto pericolosi al suo interno e credo che a tutt@ siano noti. La presenza di questi elementi mi inquieta e mi porta ad oppormi a questo ddl ma non all’affido condiviso come idea generale. Questo concetto voglio che sia chiaro, perché penso che in questo clima molto conflittuale sia andato perso.
Essere contro la PAS e l’affido condiviso vuol dire essere contro questa alienazione, quella creata da Gardner, e contro questo preciso decreto non contro i padri e il loro diritto di vedere e crescere i figli, ci mancherebbe. Io un padre ce l’ho e lo amo con tutta me stessa, anche se il nostro rapporto non è perfetto. Ma non permetterei mai a nessun@ di impedirmi di vederlo, qualora succedesse. Che ci siano situazioni difficili, divorzi/separazioni non consensuali, rancori e vendette tra ex-coniugi non lo nego, e penso che siano dannosi non solo per le persone interessate ma anche e soprattutto per i bambin@. Però se queste situazioni sono superabili, attraverso l’uso dell’intelligenza e del dialogo, mettendo da parte gli egoismi di entrambe, altre situazioni non possono essere così risolte. Ci sono divorzi/separazioni che hanno come motivazioni violenze subite, maltrattamenti, tentati omicidi. Queste situazioni esistono e se non è giusto fare di tutta un’erba un fascio, non è giusto neanche dimenticarle. In questi casi, se l’affido condiviso venisse attuato e la PAS riconosciuta nel DSM, cosa pensate accadrebbe? Cosa ne sarebbe di quel bimb@ che ha visto o vissuto sulla sua pelle chissà quali violenze? Detto questo, cerco di dirvi in poche parole cosa ne penso e come, forse, potremmo uscire da questa diatriba a mio avviso un po’ sterile (davvero riducete tutto a pedofili e non?).
Penso che tra i padri separati ci siano tante persone che amano i loro figl@ e che per divorzi finiti male, non a cause di violenze o che, ma perché l’amore finisce e ci si inizia a non sopportare più, hanno avuto problemi a vedere i propri figl@ e chiedono, giustamente, di vedersi riconosciuto questo diritto sacrosanto. Penso che tra chi si oppone alla PAS ci siano tante donne che sono state o lo sono ancora oggetto di violenze da parte dell’ex-coniuge, che se ne sbatte dei figli (perché non tutti i padri vogliono fare i padri, come per le madri) ma che strumentalizzando questo ddl potrebbe continuare a tormentarle. Lo stalking esiste, gli uomini misogini esistono, la violenza domestica esiste, non possiamo far finta di niente. Presa coscienza di queste diverse realtà, mi/vi chiedo, davvero accettereste di far passare un ddl così strumentalizzabile da chi dei figli se ne frega per vedere riconosciuto quello, che ripeto, è un sacrosanto diritto? Davvero non c’è altra scelta? Accettarlo in toto o niente? Quegli elementi che ne rendono un’arma, per chi lo volesse, sono un prezzo che si può accettare?
Sinceramente credo che nessun padre e nessuna madre accetterebbero mai che qualcuno potesse far del male a dei bambin@, credo che la sola idea ci faccia tutt@ rabbrividire. Eppure siamo consci che ciò accade. Quindi, e questa è la proposta che vi pongo, non è possibile lavorare per un ddl che da una parte riconosca i diritti del padre e dall’altra non sia strumentalizzabile? Credo che sia sbagliato pensare in modo dicotomico, o così, anche se non è perfetto, o niente. Possiamo chiedere di meglio e possiamo farlo insieme, basta semplicemente ascoltare l’altr@ e capirne le necessità e viceversa. Il dialogo è sempre migliore rispetto allo scontro frontale, soprattutto se questo provoca un impoverimento dell’argomentazione e un abbassamento del livello di discussione. Io non parlo di pedofili da un lato né di ragione a prescindere perché donne dall’altra, parlo di realtà e bisogni che vanno considerati e rispettati, parlo di un lavoro che potrebbe portare ad avere un risultato per tutt@. Abbiamo bisogno solo di impostare il dialogo sul rispetto e di riconoscere il dolore altr@, senza negare il proprio, e cercare di superare insieme le difficoltà.
La PAS e l’affido condiviso non riguardano solo chi scende in piazza, non riguardano due fazioni, non riguardano solo gli/le italian@, riguardano anche i/le migrant@ e tante altre realtà che dobbiamo tenere presenti, sempre, perché che lo vogliano o no i fasci-razzisti, siamo un paese multietnico. Inoltre la genitorialità riguarda anche le famiglie arcobaleno che sempre, che le si riconosca o meno, esistono e non si estingueranno. Io forse ne creerò una a mio tempo, o sarò una madre single o non sarò madre affatto, ma in ogni caso vorrei che chi lo è già, chi si trova in queste situazioni ancora più complicate, perché neanche riconosciute, sia tutelato. Questo è solo il mio pensiero, quindi opinabilissimo, ma spero che serva ad ampliare la questione e forse ad aprire nuove strade.