La sindrome di alienazione genitoriale (o parentale) non esiste!

La cosiddetta sindrome di alienazione genitoriale (o parentale – detta PAS) in realtà
non esiste
. Pdl e lega però vogliono introdurla dentro le aule dei tribunali per le cause di affido. Solo individui che odiano profondamente le donne, in italia, potevano chiamarla anche sindrome della madre malevola,
attribuendo
in primissima istanza tutta la responsabilità di questa invenzione alla
donna, madre, sempre e comunque, per principio,
giudicata nientemeno che addirittura "malevola", in contrasto con
l’aprioristico concetto di "benevolo" patriarca (noi odio, lui amore! vi ricorda niente? di fatto non esiste un lato b che parli di padre "malevolo"). Questa sottospecie di riedizione negazionista e revisionista delle superstizioni medioevali descritte nel malleus maleficarum (la donna è cattiva per principio! al rogo dunque) l’ha inventata un poco originale dottor Gardner che aveva uno strano modo per
definire la pedofilia
.
Sosteneva infatti, come pure qualche suo devoto seguace in italia, che
l’attrazione per i bambini è cosa normale e che chi rende “anormale” tutto ciò
producendo un trauma al bambino sarebbe la madre.

In breve: secondo Gardner non sbagliava il pedofilo ma la
madre del bambino abusato che lo denunciava allarmando così il bambino e mettendogli in testa la bizzarra idea che il suo papino fosse un soggetto un tantino pericoloso per lui.

La psichiatria, lo sappiamo e non è una novità, è stata
spesso al servizio di chi abusava. Lo ha fatto con i nazisti, lo ha fatto per
secoli con i misogini e con chi voleva controllare persone, menti, corpi.

Il signor Gardner non sembra essere estraneo a questo genere
di modalità. La SUA sindrome sembra infatti fatta apposta per difendere gli
uomini da denunce per le violenze commesse su donne e bambini.

Cosa dice in sintesi la sua teoria? Dice che se in casa ci
sei tu, tuo figlio e tuo marito che ti sta picchiando, per non condizionare il
rapporto tra il bambino e il tuo bel marito violento, per non indurre tuo figlio a
sentimenti di repulsione nei confronti dell’uomo violento, dovresti sorridere,
anzi cantare gioiosamente mentre vieni percossa. E attenta a non svenire o morire dissanguata proprio di fronte a lui. Non osare farlo.

Dice che se vieni stuprata davanti a tuo figlio devi fare
finta che ti piaccia moltissimo. Dice che se il tuo bambino viene abusato da tuo marito non
puoi e non devi dire nulla perché condizioneresti il rapporto tra padre e
figlio.

Conseguentemente ti sta dicendo che se dopo essere stata
percossa e stuprata tu chiedi la separazione dovrai comunque fidarti di
quell’uomo e lasciarlo ad educare il tuo bambino con le sue belle idee
progressiste, illuminate e per nulla aggressive. Proprio per niente.

Dovrai comunque non procedere in denunce per violenza perché
a qualunque denuncia lui opporrà il ricatto di una perizia psichiatrica per il
tuo bambino (per scovare una sindrome che non esiste e che ha contorni
discrezionali utilizzabili anche dal panettiere all’angolo
) e opporrà la minaccia di togliertelo.

Così dice la proposta di legge di pdl e lega: chi è causa di Pas perde l’affidamento del bambino. 

Idem come sopra per quello che riguarda la pedofilia. Se
denunci per salvare tuo figlio e immagini di trovare le istituzioni al tuo
fianco ti sbagli di grosso. Troverai soltanto il tuo ex marito che farà
sottoporre a perizia il bambino e vorrà anche in questo caso togliertelo.

Per noi non è una novità: ogni volta che un bambino o una donna denunciano di aver subìto una violenza c’è sempre qualcuno che trova il modo di tacciarli di follia per farli tacere. Donne e bambini sarebbero folli, visionari, pericolosi. Mariti e padri non farebbero mai male a nessuno. Già. Chi ci crede?

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In senato si discute di affido condiviso: la genitorialità dei padri brandita come un’arma contro donne e bambini!

In senato si discute l’affido condiviso bis. Bambini e donne oggetto di barbarie legislativa

fonte: http://femminismo-a-sud.noblogs.org

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Neo-maschilismo italiano? Solo una brutta copia del neo-maschilismo americano

http://www.foundla.com/buy/cache/wolfgang-bauer/Patriarchy.jpg_480.jpg

[Patriarchy è l’opera di Wolfgang Bauer]

Il neomaschilismo italiano non nasce tutto da solo ma prende
spunto, anzi scopiazza volgarmente tutto quello che il neomaschilismo ha fatto
nell’ultimo ventennio in america.

Dobbiamo ringraziare Bush per aver dato loro una mano e per
aver sostenuto politiche puritane che hanno portato a più medici ammazzati da
fanatici antiabortisti, a più ragazzine stuprate e incinta per essere state
sottoposte alla cura dell’astinenza sessuale (la terapia della purezza!) usata da certe scuole di quei luoghi e per
aver ringalluzzito il machismo dopo l’11 settembre.

Susan Faludi nel suo “Il sesso del terrore. Il nuovo
maschilismo americano
” descrive bene tutta la faccenda e analizza da un punto
di vista di genere quello che è accaduto negli anni immediatamente successivi
all’11 settembre con la stessa ricchezza di dettagli che Naomi Klein usa nel
suo “Shock Economy”.

Già negli anni novanta il neomaschilismo americano rivolta
la frittata e comincia a parlare dei diritti dei maschi come se fossero una
minoranza. Recentemente qualcuno ha detto che parlare dei diritti dei maschi è
come parlare dei diritti dei bianchi. Ha perfettamente ragione.

Della loro storia trovate ampia traccia su siti e spazi web
che ululano di men’s right movement (o fathers movement). A saperlo che le sorelle americane avevano
già scoperto tutto di loro (e alcune femministe in canada sono anche state
ammazzate proprio da un maschilista
)
avremmo speso meno tempo a tentare di capire cosa stava succedendo in italia.

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In senato si discute l’affido condiviso: la genitorialità dei padri brandita come un’arma contro donne e bambini!

Da oggi secondo quanto riportato nel calendario del senato, si discute il ddl sull’affido condiviso peggiorativo della legge 54 del 2006. Abbiamo già scritto per quali e quanti motivi bisogna opporsi a queste modifiche e semmai proporre una revisione della legge già esistente nel senso proposto dalle donne dell’Idv e dalle componenti dei Giuristi Democratici.

Per chi si fosse perso le puntate precedenti:

La legge sull’affido condiviso è intervenuta pesantemente e in senso regressivo sul diritto di famiglia. Ha prodotto storture, visibili dalle sentenze delle quali spesso abbiamo parlato e che sono ingiustificabili in un paese che dice di voler combattere la violenza contro i minori e le donne in ambito domestico.

Sappiamo che le cifre a proposito di vittime di violenza nei contesti familiari sono moltissime e che donne e minori sono spesso oggetto di brutalità e aggressioni fisiche e psichiche senza che vi sia per loro alcuna difesa.

L’affido condiviso forza situazioni di grave conflitto in cui spesso le donne sono vittime di mariti/padri violenti. L’obbligo alla condivisione dell’affido ha sovraesposto al pericolo le donne e i bambini. In riferimento a questi ultimi li ha sottoposti ad una punizione che parte dallo scetticismo rispetto ai loro desideri relazionali fino ad arrivare alla punizione vera e propria. Già oggi se un bambino si rifiuta di vedere il padre perchè ha subito violenza o perchè lo riconosce come violento nei confronti di altri membri della famiglia il padre insiste presso i tribunali affinchè quel bambino sia sottratto dal contesto sicuro in cui è amato e protetto. Accade sempre più spesso che i bambini vengano tolti alle madri e assegnati in case famiglia in attesa perchè puniti per il fatto di non volere avere a che fare con i padri.

Nei casi di violenza accade sempre più spesso di leggere tra le cronache dei giornali articoli in cui si racconta di uomini violenti che pretendono di controllare la vita delle loro ex mogli, di vendicarsi su di esse, protetti e legittimati dal preteso rapporto genitoriale oramai brandito come un’arma contro donne e bambini

La proposta calendarizzata, sommata ad un’altra proposta (della lega) della quale abbiamo già parlato che è comunque simile nei toni e nelle conclusioni, peggiora quello che già rappresenta una prospettiva d’inferno per le donne e i minori.

Obbliga ad acquisire il principio che l’affido condiviso diventi obbligatorio sempre e comunque. Non considera alcuna eccezione. Decide semmai che l’uomo violento abbia diritto ad accedere alla vita della ex moglie e dei figli nonostante pesino su di lui precedenti, denunce

La calendarizzazione di questo ddl è stata preceduta da una campagna meschina e vergognosa che mette in discussione i dati delle vittime di violenza sulle donne e sui bambini, che proclama la sempiterna innocenza dell’uomo, marito, padre, anche quando l’evidenza dimostra il contrario.

Il ddl parte dunque dal pregiudizio pesante che tutte le donne mentano a proposito di violenze subite dai mariti e che tutti i bambini mentano a proposito di violenze subite dai padri.

Come abbiamo già scritto: in italia per tutelare la vita di chi è costantemente minacciato dalla mafia o dal racket, per quanto le leggi consentano, non si attende che quella persona sia morta. Basta una minaccia, una intimidazione, una aggressione.

Le donne vengono costantemente minacciate e aggredite. Le donne muoiono di morte annunciata eppure devono ancora contrattare la loro credibilità sul tavolo di un obitorio dove le vittime di femminicidio oramai fredde testimoniano quanto noi diciamo e chiunque abbia buon senso e onestà intellettuale sa bene che è così.

Allo stesso modo i bambini subiscono il gravissimo torto di non essere ascoltati nè creduti. Viene insegnato loro dalle istituzioni che quello che dicono non ha mai valore, che i loro desideri non contano niente, che le loro opinioni sono svendute, barattate, sul tavolo degli interessi di padri che li considerano di loro proprietà. A tal punto che spesso li uccidono prima di togliersi la vita.

Il ddl usa numerosi strumenti di ricatto per riproporre in chiave "moderna" quello che era la sostanza dell’antico "abbandono del tetto coniugale".

Una donna che si separa viene punita. E puniti sono anche i figli di quella separazione.

Si rimette in discussione la questione del mantenimento per i figli che sgrava i padri di una responsabilità che sembrano non voler assolvere.

Anche in questo caso la questione è stata anticipata con una propaganda vergognosa e falsa mirata a screditare l’intero genere femminile a sostegno di padri definiti più in disgrazia in confronto alle loro ex mogli. Donne che vivono in costante precarietà o disoccupazione dovuta alla femminilizzazione della povertà, alle quali restano responsabilità da assumersi, figli da mantenere e carichi da espletare senza che mai ricevano aiuto da nessuno a parte le loro famiglie di origine.

Ancora più grave: i bambini vengono messi sullo stesso piano dell’immobile del quale chi avrà l’affido prevalente (forse la madre) vedrà l’assegnazione. Il legislatore in questo caso diventa una sorta di locatario che pone le modalità di affitto, sorvegliando chi entra e chi esce, giudicando, ponendo un marchio di controllo sul corpo, sulle abitudini e sulla vita privata della donna, decidendo che lei non potrà avere relazioni di nessun tipo, che non potrà portare in quella casa nessun altro, pena la perdita dell’immobile e dell’affido.

Una madre che non vorrà perdere il proprio figlio dovendo rinunciare ad esso per non sottrarlo al luogo nel quale è abituato a crescere sarà così obbligata alla castità per fare felice il suo ex marito.

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In senato si discute l’affido condiviso bis. Bambini e donne oggetto di barbarie legislativa

Sapete che uno dei momenti in cui avvengono gravi episodi di violenza familiare è proprio durante le fasi di separazione di una coppia.

Sono davvero tante le donne che muoiono per mano degli ex mariti e molte volte questi ultimi prima di togliersi la vita decidono di uccidere anche i loro figli.

Accade abbastanza frequentemente che le fasi di conflitto vengano esarcerbate per il rifiuto che l’ex marito mostra nell’accettare la separazione. Lo dimostrano le tantissime denunce per stalking fatte sin dal primo momento di attuazione della legge che ha fatto diventare questa forma di molestia un reato.

Accade talvolta che le separazioni siano causate anche da abusi perpetrati dai padri nei confronti dei figli. Ed è ovvio che le madri tentino di proteggere i bambini allontanandoli da uomini che potrebbero ancora fare loro del male.

In italia le leggi a tutela delle donne e dei minori in caso di separazioni e divorzio sono abbastanza inefficaci.

Ancora oggi le donne non vengono tutelate a sufficienza per sfuggire alla violenza del marito e le case rifugio in cui i centri antiviolenza ospitano queste donne sono relativamente poche e prive di finanziamenti.

Una donna che rischia di essere uccisa da un ex marito corre lo stesso pericolo che correrebbe qualunque persona presa di mira da efferati criminali.

La legge tutela i testimoni di mafia, le vittime del racket, ma non tutela le donne che muoiono di morte annunciata per mano dell’ex marito.

Troppe sono le donne morte ammazzate da uomini, moltissime per mano di ex mariti.

I bambini, allo stesso modo, non godono di nessuna particolare tutela. Quando viene denunciato un caso di pedofilia viene messa in dubbio la parola dell’adulto che prova a proteggerlo. Se i bambini non vogliono vedere quegli adulti dai quali hanno subito abusi i tribunali decidono spesso di sottrarre questi bambini alla madre e di affidarli ai servizi sociali.

Dal 2006 a peggiorare la situazione è intervenuta la legge 54 sull’affido condiviso. Stabilisce, con talune eccezioni, che in fase di separazione i bambini siano affidati ad entrambi i genitori anche quando tra i genitori esistono episodi di violenza e denunce.

Proprio per questo le donne dell’idv toscana hanno avviato una petizione in cui propongono una modifica della legge affinchè sia impedito agli ex mariti e ai padri violenti e molesti di accedere alle ex mogli e ai figli.

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Perchè l’affido condiviso non va applicato nei casi di violenza familiare

Dal blog delle donne dell’Idv Toscana, che segnala una lista di altri blog in cui trovare informazioni che descrivono i gravi limiti della legge sull’affido condiviso e che divulga la sua petizione per chiedere che l’affido condiviso non venga MAI concesso al genitore violento, ecco questo copia e incolla da una lettera aperta dei giuristi democratici i quali, come abbiamo già scritto, si sono occupati dei limiti di questa legge sin dal momento della sua approvazione come si può leggere dal puntuale intervento di Elena Coccia. Ecco il testo della lettera aperta dei Giuristi Democratici:

Anche i giuristi democratici intervengono sulle dichiarazioni della ministra per le pari opportunità

Il contesto famigliare è il luogo privilegiato di espressione della disparità di potere nella relazione tra coniugi

“…alto è il tasso di violenze da parte degli ex coniugi ai danni di donne e figli in casi di affido condiviso, non
perché questa sia occasione di scontro sui figli, ma perché l’affido
condiviso viene sovente concesso anche quando già erano state avanzate
da parte della donna precedenti denunce penali al marito per percosse,
minacce, maltrattamenti.”

di Associazione nazionale giuristi democratici

Lettera aperta dell’Associazione Nazionale Giuristi Democratici,
Gruppo di studio Generi e Famiglie, alla Ministra per le Pari
Opportunità Mara Carfagna, in merito alle dichiarazioni rilasciate
sulla violenza degli uomini contro le donne.

La violenza e le discriminazioni compiute dagli uomini ai danni
delle donne, siano esse di tipo fisico, psicologico o economico, aldilà
del contesto in cui vengono compiute, non rappresentano mai una
“trasformazione” della realtà, un evento eccezionale, una “anomalia”
connessa a qualità personali del singolo uomo che le compie, ma, come
espresso nel Preambolo della Convenzione per l’Eliminazione di ogni
forma di discriminazione contro la donna (CEDAW), sono la
“manifestazione di un potere relazionale storicamente diseguale tra
uomini e donne…uno dei principali meccanismi sociali attraverso i quali
le donne sono costrette ad occupare una posizione subordinata rispetto
agli uomini.”

Il contesto famigliare è il luogo privilegiato di espressione della
disparità di potere nella relazione tra coniugi: perché inevitabilmente
il duplice ruolo che la donna in questo contesto è chiamata a ricoprire
di moglie e madre la rende soggetta ad una serie di “aspettative” da
parte del coniuge e della società stessa, che la vedono ancorata ad un
ruolo primariamente di cura e riproduttivo, di servizio, e non, come
dalla Ministra affermato, di realizzazione.

Infatti, statistiche, indagini criminologiche e studi
psicologici di levatura internazionale sono concordi nell’affermare che
la violenza dell’uomo in seno alla famiglia si scatena proprio nel
momento in cui la donna sceglie di abbandonare il proprio ruolo di
moglie e madre o “interpretarlo liberamente”,
cercando di
esprimere le proprie qualità anche come cittadina e donna, dunque come
soggetto, prima ancora che come oggetto di “funzioni” legate al suo
ruolo.

E’ in questo momento che l’uomo si sente legittimato, imponendo la propria forza fisica, il proprio potere economico, il bene “superiore”
della famiglia, a dissuadere la donna dalla possibilità di scegliere
come costruire la propria vita, a sminuire la scelta di autonomia della
donna come scelta debole, a cercare di tenerla al suo servizio con
tutti i mezzi possibili, dalla minaccia allo stupro, alla violenza sui
figli.

Perché deve sapere, Ministra, che alto è il tasso di violenze da parte degli ex coniugi ai danni di donne e figli in casi di affido condiviso, non
perché questa sia occasione di scontro sui figli, ma perché l’affido
condiviso viene sovente concesso anche quando già erano state avanzate
da parte della donna precedenti denunce penali al marito per percosse,
minacce, maltrattamenti.

L’incapacità di valutare la pervasività della violenza dell’uomo in
famiglia, che non solo si rivolge contro la donna, ma anche è violenza
assistita per i figli che indirettamente la subiscono, porta a
concedere l’affidamento congiunto anche in questi casi, consentendo
all’uomo violento di continuare a trovare spazi per distruggere
fisicamente e psicologicamente le persone, donna e figli, che hanno
deciso di sottrarsi dalla sua potestà
.

A fronte della gravità e della pervasività della discriminazione e
della violenza degli uomini ai danni delle donne italiane, pare una
ulteriore ed inaudita violenza istituzionale non solo la scelta di non
assegnare un Portafoglio al Ministero delle Pari Opportunità per
consentirLe di poter effettivamente intervenire a supporto dei centri
antiviolenza e rendere concrete le politiche di supporto alla
fuoriuscita delle donne da situazioni di criticità, ma anche la scelta
di tagliare quei già pochi fondi stanziati a tal fine, che ancora una
volta, da un Governo preminentemente composto di uomini, viene
distratto alle politiche delle pari opportunità a favore di altri e del
tutto diversi ambiti (abolizione ICI prima casa, quella in cui i
coniugi possidenti e maggiormente remunerati rispetto alle proprie
consorti potranno continuare ad esercitare agevolmente su di loro
violenze e pressioni economiche e psicologiche).

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