Pas (sindrome di alienazione parentale): è “una perversione nell’uso della scienza”!

Ancora una nota dello psichiatra Andrea Mazzeo. Si tratta della traduzione di un editoriale comparso in una prestigiosa rivista degli psichiatri spagnoli. per leggere le altre note di Andrea Mazzeo qui, qui, qui, qui. per leggere tutto quello che abbiamo documentato sulla Pas vai all’apposita categoria.

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Scienza e pseudo-scienza in Salute mentale: la “sindrome di alienazione parentale” (PAS)

(Si tratta della traduzione in italiano di un editoriale comparso sulla prestigiosa rivista dell’Associazione Spagnola di Neuropsichiatria)

L’Associazione Spagnola di Neuropsichiatria e Professionisti della Salute Mentale deve pronunciarsi come associazione scientifica su quei concetti che – senza aver fornito alcuna base concettuale, empirica ed etica che li sostengano – si usano senza esitazione come formule legali applicabili ai diritti delle persone.

Nel nostro paese si stanno pronunciando in maniera crescente sentenze di modifica dell’affidamento dei minori. Questo provvedimento, definito come «terapeutico», è inseparabile dalla diagnosi di «sindrome di alienazione parentale» o PAS. Gardner mantenne immutata dal 1985 sino alla sua morte, nel 2003, la denominazione di «terapia della minaccia». La confusione diagnostica, la sua presenza nella letteratura scientifica, e la similitudine sintattica con la disfunzione familiare chiamata «alienazione parentale», crea difficoltà di valutazione. La parola «sindrome» usata nel contesto legale non è solo un mero espediente retorico, ma diviene la base «medica» per giustificare l’uso della «terapia della minaccia». Per conoscere dettagliatamente come nacque questo concetto rinviamo al documento incluso nella pagina web della nostra Associazione.

La definizione della PAS specifica che quando esistono abusi o maltrattamenti «l’animosità può essere giustificata» e la sindrome non è applicabile. Allo stesso tempo, Gardner ammise che gli otto sintomi di rifiuto del bambino, sui quali si poggia inizialmente la diagnosi, «non possono distinguere» tra abusi e/o maltrattamenti veri e falsi. Inoltre, pur se può essere propugnata come una difesa del diritto di esercitare una relazione filiale responsabile da parte del genitore rifiutato, un genitore abusante può a sua volta allegare l’esistenza di una PAS nel suo partner e nel figlio/a come espediente legale, come lo stesso Gardner ammise. Tuttavia, Gardner si difendeva sostenendo che questi «possibili» errori erano attribuibili «solo» alla cattiva pratica di coloro che li formulavano, non ad una mancanza di rigore concettuale della SAP.

Una volta inscritta la PAS nella sentenza, essa si trasforma in una condizione «cronica», poiché tutti i tentativi del genitore diagnosticato di ricorrere, di rivolgersi ad una agenzia di protezione del minore, od ogni manifestazione contraria da parte del bambino, si traducono letteralmente in «sintomi» clinici suscettibili di causare resistenza alla «terapia». E i professionisti che compongono le équipe psicosociali che integrano il Tribunale sono considerati imparziali e idonei per realizzare questa diagnosi e raccomandare il provvedimento della modifica dell’affidamento. I professionisti della salute mentale, al contrario, sono definiti poco effettivi, parziali e facilmente influenzabili. In tal modo, la verifica del provvedimento ed il suo esito vengono valutati sin dall’emissione della sentenza dagli stessi professionisti che hanno fatto la diagnosi. Questi professionisti destinati a sorvegliare l’esecuzione, furono chiamati da Gardner «terapeuti specialisti in PAS».

Lungi dal risolvere un problema, la PAS e la sua terapia della minaccia rompono i legami affettivi del minore, annichilano la spontaneità nella relazione tra i bambini e il genitore diagnosticato, e li lasciano all’arbitrio degli “specialisti in PAS”, che sotto il peso della diagnosi esaminano i testimoni ed assegnano le etichette di verità o di sintomo. La PAS ha dato, inoltre, ai genitori violenti un potente strumento di minaccia di fronte alla volontà del partner di interrompere la relazione. Questo può causare una maggiore senso di mancata protezione dei figli sottomessi a condizioni di violenza e abuso, che non riescono comprendere il silenzio di un genitore, che tace per timore della PAS. Risulta quanto meno paradossale che, ai tempi attuali in cui si propugnano le buone pratiche basate sull’evidenza scientifica, la PAS venga applicata con facilità (una delle sue qualità sottolineata da Gardner) nei nostri Tribunali. Si tratta di misure ipoteticamente scientifiche contenute in queste sentenze, che si mantengono ai margini di tutto il controllo etico al quale sono sottomessi per legge i professionisti della salute. Come associazione scientifica consideriamo nell’insieme che il sistema giudiziario deve rivedere l’uso della PAS e le sue misure, che sotto l’etichetta di «terapeutiche» possono generare solo danno psichico e perversione nell’uso della scienza.

Antonio ESCUDERO, Revista AEN, n° 102, 2008.

(http://www.aen.es/index.php?option=com_docman&task=cat_view&gid=305&Itemid=50)

(http://documentacion.aen.es/pdf/revista-aen/2008/revista-102/01-editorial-101.pdf)

(http://scielo.isciii.es/pdf/neuropsiq/v28n2/v28n2a01.pdf)

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